il mostro comincia a parlare

contro il potere che coltiva menzogne creando fantasmi

il mostro comincia a parlare

Il mostro ha deciso di cominciare a parlare. In modo organico, sistematico, periodico. Con un mensile. Per almeno due ragioni: il crescente dispotismo nel controllo delle informazioni; 2. la crisi sempre più intollerabile dell’irrealismo teorico, del separatismo sociale, del gregarismo politico, del linguaggio codificato delle organizzazioni di estrema sinistra.
Procediamo con ordine e cerchiamo di capirci.
Quanto più la società politica è coalizzata contro la società civile tanto più assolutistico e compatto è il monopolio nel governo delle informazioni. Tutti i grandi mezzi di comunicazione (radio, TV, giornali) sono infatti concentrati nelle mani della società politica: istituzioni statali e parastatali, partiti, organizzazioni sindacali, centri di potere economico, etc.
Il monopolio dispotico dell’informazione 
Quanto più la società civile, i movimenti e le organizzazioni sociali di base si ribellano contro il dispotismo del comando sociale, tanto più il controllo delle informazioni diventa selettivo e deformante.
Basta pensare rispettivamente al compromesso storico ed al movimento del 1977, per avere una conferma evidente di quanto siano elevati in Italia tanto la coalizione dispotica della società politica contro la società civile che l’insubordinazione di questa contro la prima. Se infatti il compromesso storico è anzitutto un progetto dispotico di tutte le istituzioni contro la società, il movimento del ’77 altro non è che un sussulto di ribellione di alcuni frammenti della società contro le istituzioni che monopolizzano la politica, dopo averla espropriata alla società. Il 1977, a volerlo definire con poche parole, è stato lo scenario di una lotta furibonda tra espropriazione istituzionale e riappropriazione sociale della politica. Tale scontro non ha risparmiato lo stesso movimento del ’77, come può ben ricordare il lettore che abbia vivi in mente gli interventi dei “professionisti” della politica, a seconda dei casi abili avvocati e ragionieri, e le grida “scemo, scemo” di quelli che non parlavano mai. Non è un caso se più volte in questi mesi il movimento è apparso polarizzato tra la violenza e creatività sociale emergente e la gestione notarile dei cosiddetti Undici (tipico caso di associazione professionale di quadri politici).
Tutto questo spiega: a) perchè il 1977 abbia registrato la più macroscopica manipolazione delle informazioni nella storia dell’ultim0 quindicennio. L’immagine delle orde di autonomi lanciate al bivacco in Campidoglio è soltanto l’espressione paradossale, ridicola, di un’attività sistematica di manipolazione (vale a dire selezione e deformazione) delle notizie e dei fenomeni tanto macro-grossolana quanto unanime. Non è esagerato dire che il 1977 rappresenta per la stampa italiana il culmine della degradazione;
b) perché questa funzione dispotica è tanto marcata quanto unanime. Il Manifesto è oggi certo molto più vicino all’ Espresso di quanto lo sia ai proletari di S. Basilio.
Per riassumere: i due fenomeni fondamentali della storia politica e sociale dell’anno trascorso sono la diffusione e proliferazione delle azioni illegali e armate e lo scontro tanto violento quanto nascosto nella grande industria in materia di produttività del lavoro. Queste sono le due discriminanti politiche e sociali fondamentali della presente congiuntura delle conflitto di classe. Ebbene, rispetto a queste due discriminanti, si faticherebbe a trovare una qualche differenza tra il Popolo e l’Unità, tra gli articoli di Bocca e quelli della Rossanda, tra le interviste di Cossiga e quelle di Pecchioli. Ma ove ci si riuscisse esse testimonierebbero a favore della fedeltà informativa e della intelligenza interpretativa dell’organo della DC, del giornalista dell’Espresso, del ministro di polizia. E non si tratta di un artificio polemico o di un’asserzione paradossale.
In presenza di questa coalizione istituzionale dei padroni dell’informazione, che coinvolge buona parte della cosiddetta sinistra rivoluzionaria, sorge questo foglio, piccola pietra contro il gigante della “stampa democratica”, strumento strategico della congiuntura della società politica, del suo progetto dispotico.
Il ghetto della «sinistra rivoluzionaria» 
Se nel 1977 il potere è riuscito a confinare un movimento che aveva una forza di propagazione sociale dirompente, è anche perchè nel suo interno sono sopravvissuti una serie di caratteri tipici della precedente fase minoritaria. Essi rischiano di divenire i più seri ostacoli alla sua espansione sociale, e appaiono sempre più dannosi e meno tollerabili.
Proviamo a farne un elenco sommario: 1) I’irrealism0 ed il dilettantismo teorico, ovverosia una teoria nuova alla settimana, costruita su 3 o 4 fatti, magari avvenuti negli ultimi giorni e nel quartiere accanto raccontati dal vicino di casa o dal parente che viaggia; 2. il separatismo sociale, ovverossia il fatto che quasi nessuno se ne frega realmente di capire quello che succede nelle grandi fabbriche, pochi sembrano preoccuparsi di quello che pensano i novantanove centesimi non “rivoluzionari” del mondo;
3. l ’enfatism0 politico e verbale ovverossia la sistematica sopravvalutazione delle proprie forze e sottovalutazione di quelle del nemico, generalizzazione dei fenomeni favorevoli e negazione di quelli contrari, il tutto esaltato dal verbalismo esasperato, tanto spesso truculento quanto infantile e impotente. Caso tipico la violenza minacciata al nemico: se solo un decimo delle minacce di violenza dei cortei fossero state realizzate si sarebbero già bruciate le carceri e le ambasciate di tuta Europa; invece quelle poche faticosamente colpite sono il frutto di gente molto silenziosa.
4. il linguaggio codificato, ovverossia anche molti di noi parlano come i preti, i notai, i medici, i notabili della DC, i giudici; ogni organizzazione ha il suo dialetto ed esiste anche un dialetto del movimento; quanti di noi pensano, parlano, scrivono pensando a quelli che nel movimento non ci stanno e lottano in altri contesti e con altri metodi contro i nostri stessi nemici? quanti di noi capiscono che il 90% delle nostre verità addirittura banali e scontate non lo sono affatto per il 90% delle masse proletarie?;  5. il gregarismo politico ovverossia noi facciamo casino e gli altri fanno disegni politici, noi facciamo le manifestazioni all’Università e gli altri hanno trasformato in due anni i rapporti di forza in fabbrica, e se devono procedere con la bilancia del farmacista ed i piedi di piombo non è certo per noi. Quanti di noi capiscono che il grosso della forza sociale operaia e proletaria sta al di fuori di noi e anche se ci guarda con simpatia non ci considera ancora una forza affidabile? E che è solo il nostro minoritarismo rinunciatario che permette ancora ai partiti di sinistra ed ai sindacati di controllare in modo precario quei milioni di persone che tra il ’69 ed il ‘74 hanno cambiato la faccia del paese?
Contro questi caratteri, prodotto e causa del nostro ghetto di minoranza turbolenta, sorge questo foglio. Contro gli improvvisatori teorici, i miopi osservatori del movimento, i trionfalisti incalliti, scriveremo queste pagine per uscire dal ghetto in cui ci hanno infilato le loro manovre e la nostra miopia.